Io porto un foulard, ma certe persone hanno un velo di pregiudizi. Intervista a Mahinur Özdemir

Sotto il foulard, Mahinur Özdemir si rivela una giovane bruxelles emancipata. La giovane deputata vuole solo che si rispetti la sua scelta di portarlo.

È inutile presentare Mahinur Özdemir: tutte le televisioni del mondo, o quasi, si sono occupate questa settimana del suo giuramento come deputata del CDH [Centro Democratico Umanista] al Parlamento della Regione di Bruxelles.

I media sono accorsi in massa per immortalare il suo giuramento. Come vede questa celebrità?

È tutto un mondo nuovo. Non mi aspettavo di suscitare tutta questa attenzione. Per me era un non-avvenimento. Quando ho prestato giuramento al consiglio comunale di Schaerbeek, tre anni fa, non ero finita in prima pagina, anche se era il sesto comune del Belgio, e il secondo nella regione di Bruxelles. Ma cerco di vivere la cosa positivamente. Perché ho un approccio positivo verso la vita in generale.

Certi politici cercano la presenza davanti alle telecamere. A lei ha dato fastidio o le è piaciuto?

Ho sentito di qualche gelosia di certi a cui avrei rubato un po’ la scena. Ma io, sinceramente, quel giorno, non me ne sono preoccupata.

In Turchia, il paese delle sue radici, le parlamentari non portano il velo. Quale è la sua visione della laicità dello Stato?

Io sono belga, della terza generazione. Io mi sento belga. La mia lingua madre è il francese. È la lingua con cui parlo a casa. Conosco meglio l’olandese che il turco. Immaginate una giovane donna di 26 anni, diplomata in amministrazione pubblica all’ULB [Università Libera di Bruxelles], che ha realizzato una tesi sui contratti di quartiere nel suo comune – Schaerbeek – e che si è resa conto in quell’occasione dell’importanza della politica locale per i cittadini. Immaginate questa giovane ragazza che, all’annuncio delle elezioni comunali, analizza i programmi dei partiti politici e si domanda perché non essere membro di uno di essi. Immaginate questa giovane ragazza che partecipa attivamente al comitato di sezione CDH del suo comune e che si è proposta per le liste comunali. Questa giovane ragazza che ha delle idee e dei progetti riesce ad essere eletta a 23 anni. Poi dà dei corsi in cittadinanza sulla storia del Belgio per “Bruxelles Formation”, lavorando comunque al consiglio comunale di Schaerbeek. Il suo partito le chiede allora di presentarsi alle regionali. Questa ragazza accetta e viene eletta. Questa ragazza si chiama Mahinur Özdemir e ha 26 anni. Se si fosse chiamata Viviane, ci sarebbe stato lo stesso polverone?

La domanda non è su chi porta il velo. È il velo stesso la questione. Perché lo porta? Per convinzione religiosa? È stata obbligata a metterlo?

Per inciso, io parlerei di foulard e non di velo. È una convinzione religiosa, e io la seguo. Ho cominciato a portare il foulard verso i 14-15 anni. La mia famiglia è una famiglia democratica. Anche i miei genitori si sono preoccupati per la mia scelta. Hanno detto che avrei potuto avere qualche noia perché i turchi sono piuttosto laici. Mia nonna all’inizio era molto contraria. Mia sorella non lo porta. Le mie zie non lo portano. Non c’è veramente niente su cui polemizzare. Io non mi accorgo della sua presenza salvo quando gli altri mi iniziano a fare domande.

L’islam prescive di indossare un foulard?

Io non sono una teologa. Nella mia convinzione personale, ho deciso un giorno di portarlo. Io chiedo solo che venga rispettata la mia scelta.

Il velo è spesso presentato come un segno del dominio deigli uomini sulle donne.

Non per me. Sono allo stesso modo contraria al fatto di obbligare qualcuno ad indossarlo. Il foulard non può essere portato che per scelta individuale, liberamente consentita. Vorrei che si esca da questa paura. Io non ho mai chiesto che si autorizzi il velo dappertutto. Io chiedo che mi si rispetti e che si prenda conoscenza delle mie idee prima di fermarsi al velo. Io porto un foulard, ma certe persone hanno un velo di pregiudizi. Che vela i loro occhi. Perché io sono un esempio di emancipazione.

Cosa rappresenta il foulard per lei?

Fa parte della mia identità. È una questione di pudore. Certi mi trovano elegante con il mio foulard. Sono un po’ scioccata di dovermi giustificare. Non si domanda mai ad Elio Di Rupo [un politico belga di origine italiana] perché porta un papillon rosso.

Elio Di Rupo a volte porta un papillon…

Io porto un foulard.

Ma non all’esterno…

Io dimostro di essere di confessione musulmana. Ma non faccio proselitismo

In Francia c’è un dibattito sul burqua. Cosa pensa del burqua?

Secondo me, gli utenti degli spazi pubblici devono poter essere identificati.

Non ha l’impressione di essere stata strumentalizzata dal CDH, per andare a cercare voti nella comunità turco-musulmana?

Penso che il partito abbia perso più voti di quanti ne abbia gudagnati grazie alla mia presenza. Joëlle Milquet [presidente del CDH] ha corso un rischio mettendomi in lista. Il rischio di perdere voti fuori da Bruxelles.

Perché si è impegnata per il CDH?

All’università ho avuto il tempo di leggerne i programmi. E sono finita sulla carta dell’umanesimo. Mi sono detta: “Sì, questo è quello che mi convince“. È il mettere l’uomo al centro, quali che siano le sue convinzioni, i suoi valori. Era il messaggio in cui io, belga di origine immigrata, mi sono ritrovata. Un gran numero di giovani non è interessato alla politica. Mi dicono: “Che te ne fotte della politica!” No. Bisogna prendere il futuro in mano. La politica non è una cosa per vecchi. È una cosa per i cittadini.

Capisce quelli che dicono che l’espressione di appratenenze religiose deve essere confinata alla sfera privata?

Quando mi hanno proposto di comparire sulla lista del CDH nel 2005, ho chiesto se questo presupponesse il fatto di dovermi togliere il foulard. Mi hanno risposto che nessun regolamento lo impone. E che bisognava che io uscissi dalla vittimizzazione. Io porto il foulard, quindi non avrei potuto fare politica? Non avrei potuto lavorare? Sarebbe veramente un’emarginazione sociale.

Il timore che un giorno si possa imporre un partito islamista radicale…

Questo genere di partiti esiste già. Ma io non mi riconosco in questo programma. Io passo dalla democrazia.

Ci sono state delle pressioni ?

C’è stata gente che diceva che non avrebbe votato per me perché sono in un partito cristiano, un partito “miscredente”. Io sono contro tutte le forme di estremismo e di radicalismo. Vede, avrei potuto restare a casa mia, sposarmi a 18 anni e dire che il Belgio non mi accetterà mai in nessun modo. E no. Io sono una cittadina responsabile che ha deciso un giorno di prendere la parola a nome dell’interesse generale.

Il deputato Denis Ducarme pensa che la presenza di un velo in un parlamento sia un attentato alla neutralità dello Stato…

Invito Ducarme a parlare con me. Vedremo chi tra noi due pensa di più all’interesse generale tenuto conto della sociologia bruxellese. Ma, sinceramente, è davvero questo il dibattito del giorno? Non bisognerebbe piuttosto parlare di soluzioni per uscire dalla crisi?

Anche la convivenza tra le comunità è un dibattito importante. Bisogna o no impedire negli spazi pubblici la presenza di segni religiosi?

In Gran Bretagna, questo dibattito non si pone nemmeno. Lì, le donne che portano il foulard possono stare alla cassa senza provocare un lungo dibattito pubblico. Qui, c’è sempre la paura dell’altro. Il dibattito sul foulard non mi tocca. Non sono io a parlarne. Si terrà un dibattito sereno su queste questioni nell’ambito delle assisi dell’interculturalità che saranno guidate da Joelle Milquet, Ministro delle Pari Opportunità.

Cosa pensa dell’appello di quell’imam che ha consigliato agli alunni musulmani di lasciare una scuola di Anversa perché aveva deciso di vietare il foulard?

È un appello irresponsabile. Perché l’insegnamento è un diritto fondamentale. Il dibattito del foulard a scuola deve essere considerato serenamente. Si dovrà vedere quali risposte dare per sciogliere questa tensione. Bisogna creare una cornice di vita in cui tutti si sentano in pace.

Il giorno del suo giuramento, è stata accusata di negare il genocidio armeno. È vero?

Rifiuto di essere trattata da negazionista. Sono membro di un partito che ha una posizione chiara su questo argomento e non la metto in questione. Mi piacerebbe che mi si chiedesse qual è il mio programma.

Lei è contro il creazionismo ?

È una domanda che mi stupisce. A scuola si insegna la teoria dell’evoluzione. E non ho problemi con essa. Ma la gente può o non può crederci.

Quali battaglie porterà al parlamente bruxellese?

Il lavoro. Io dò formazione alla cittadinanza, a delle persone destinate a guidare camion. È un mestiere poco richiesto, malgrado la crisi. Bisogna rivalorizzare la formazione qualificata.

E lei è più sensibile alle discriminazioni all’entrata nel mercato del lavoro ?

Conosco un sacco di gente di origine straniera che si dice discriminata sulla sola base del suo nome. Il CDH raccomanda l’uso del curriculum vitae anonimo, per esempio. D’altra parte penso che gli esami del Selor [Ufficio di Selezione del personale federale del Belgio] dovrebbero essere regionalizzati per rispondere meglio ai bisogni reali della popolazione. Nelle amministrazioni pubbliche, a Bruxelles, ci sono molti più fiamminghi che francofoni. Questo frustra la gente.

Bisogna rendere più flessibili le esigenze linguistiche nella funzione pubblica ?

A livello di Selor, bisogna, in ogni modo, adattarle alla realtà sociologica di Bruxelles. Non vedo perché un addetto alle pulizie debba conoscere l’olandese o l’inglese come un quadro superiore.

Christian Laporte et Vincent Rocour

Fonte:
La Libre: http://www.lalibre.be/actu/belgique/article/512257/je-connais-mieux-le-neerlandais-que-le-turc.html

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